I MANIFESTI DEL FUTURISMO. 1909-1913
AA. VV.
Introduzione e cura di Giuliano Manacorda.
Nota di Marco Tonelli
Questa nuova edizione dei Manifesti futuristi cade in un momento in cui la cultura italiana ed europea, cessati i facili aspetti polemici, ha riscoperto con vigile e critica attenzione tutto ciò che accadde in Italia tra il 1909 e gli anni successivi nel campo delle lettere e delle arti anche ad opera del Futurismo. Naturalmente non erano mancate le premesse che lo avevano predisposto e preparato sia in Francia che in Italia – dell’impressionismo e del cubismo, della diffusione del verso libero, dei nuovi fermenti letterari (e non solo). Nel giro intenso e quasi frenetico di appena due anni – tra il febbraio dell’11 e l’ottobre del ’13 – si realizza uno dei più importanti fenomeni artistico-letterari vissuti in età moderna dall’ Italia. Nel “Figaro” del 20 febbraio 1909 nasce tra stupore e derisione l’atto di Fondazione del Futurismo, seguito dal Manifesto che accompagnava l’atto iniziale con il perentorio invito ad abbandonare la saggezza e gettarsi nell’Assurdo precisando temi e comportamenti che avrebbero accompagnato tutta la storia del futurismo.
Forse l’aspetto più nuovo era il riferimento alle strabilianti invenzioni della scienza e della tecnica ma sempre all’interno di una letteratura di avventure. In realtà, accanto a questi veri e propri “ discorsi marinettiani” erano cominciati ad uscire altri testi che, senza disconoscere l’ideologia della fondazione, la venivano svolgendo in un diverso impegno teorizzato in nuovi manifesti nei quali, non dimenticando le esaltate pagine del fondatore, ci si tratteneva su un terreno più concreto. Ed è qui che vanno distinte le diverse pagine raccolte in questo volume, nei loro temi e nei loro esiti immediati e storici: da una parte l’ideologia abbastanza parolaia, dall’altra la tecnica – certamente congiunte nella loro motivazione primaria, ma ben distinte se non nel linguaggio con cui si esprimono, certo nel risultato secolare cui infine pervennero. Dalla lettura dei Manifesti qui riproposta è oggi possibile riconoscere nel Futurismo una linea, ora alta, ora bassa, ma che attraversa tutto il secolo e giunge fino a noi come un’eredità che non possiamo più ignorare riconoscendone i motivi caduchi e quanto invece è divenuto parte irrinunciabile nel campo della cultura e delle arti in Italia lungo il secolo ventesimo.