MONOLOGHI
Gian Pietro Lucini
A cura di Marcello Carlino e Francesco Muzzioli
Teorico del simbolismo e del verso libero, poeta “anarchico” impegnato su temi sociali e futurista exlege fuori della compagine ufficiale del movimento, Gian Pietro Lucini (1867-1914) è un poeta dimenticato, poi riscoperto nella stagione delle nuove avanguardie, per essere di nuovo frettolosamente archiviato, in quanto scarsamente appetibile al gusto estetico dominante.
Lucini fu autore di molti monologhi, in cui dava la parola alle maschere della commedia dell’arte (Arlecchino, Pierrot, Florindo), ai personaggi letterari (come Don Giovanni) e alle figure della nuova borghesia rampante, profittatrice e militaresca dell’inizio del Novecento.
Di questi brani potenzialmente teatrali si ripropone qui una scelta sintetica, che rende giustizia al dinamismo della scrittura luciniana e alla sua carica polemica, volta a stigmatizzare l’aggressività pretenziosa, il falso perbenismo e l’imbecillità ignorante dei potenti della sua (e della nostra) epoca.